www.islamdenouncesterrorism.com

L’Islam e una religione di pace

HARUN YAHYA


  Stampa l’articolo Invia l’articolo per e-mail

Secondo il Corano, la guerra rappresenta un “obbligo indesiderato” da compiere in stretta osservanza di particolari linee di condotta umane e morali cui ricorrere solo in caso estremo di necessità.

In un versetto del Corano, è spiegato che quanti intraprendono una guerra sono miscredenti e che Dio non approva la guerra:

“…Ogni volta che accendono un fuoco di guerra, Allah lo spegne. Gareggiano nel seminare disordine sulla terra, ma Allah non ama i corruttori” (Corano, V, 64).

In caso di conflitto, prima di ingaggiare un combattimento, i musulmani devono attendere fino a che ciò non diventi obbligatorio. Ai credenti è concesso di combattere soltanto in risposta ad un attacco della parte avversa qualora non rimanga nessun altra alternativa:



Un’immagine di Medina ai nostri giorni, la città in cui il Profeta Muhammad (che Dio lo benedica e gli conceda la pace) e i musulmani emigrarono per fondare la loro costituzione politica.

“Se però cessano, allora Allah è perdonatore, misericordioso” (Corano, II, 192).

Un esame più attento della vita del Profeta Muhammad (che Dio lo benedica e gli conceda la pace) rivela che la guerra era un metodo cui ricorrere a scopi difensivi unicamente in casi inevitabili.

La rivelazione del Corano al Profeta Muhammad (che Dio lo benedica e gli conceda la pace) si protrasse per un periodo di 23 anni. Nel corso dei primi 13 anni, i musulmani vissero come una minoranza sotto un ordine pagano a Mecca e dovettero subire una costante oppressione. Molti di essi furono vessati, torturati, addirittura uccisi e privati di ogni bene e proprietà. Ciononostante, i musulmani condussero la loro esistenza senza ricorrere alla violenza, invitando i pagani alla pace.

Quando l’oppressione si fece insostenibile, i musulmani emigrarono nella città di Yathrib, poi chiamata Madinah, dove stabilirono il loro ordine in un ambiente libero e accogliente. Tale nuova situazione, tuttavia, non li indusse a prendere le armi contro gli aggressivi pagani di Mecca. Fu solo in seguito alla seguente rivelazione che il Profeta (che Dio lo benedica e gli conceda la pace) ordinò alla sua gente di prepararsi per la guerra:

“A coloro che sono stati aggrediti è data l'autorizzazione [di difendersi], perché certamente sono stati oppressi e, in verità, Allah ha la potenza di soccorrerli; a coloro che senza colpa sono stati scacciati dalle loro case solo perché dicevano : "Allah è il nostro Signore"…”. (Corano, XXII, 39-40)

In breve, ai musulmani fu concesso di dichiarare guerra solo in reazione all’oppressione e alla violenza di cui erano vittime. In altre parole, Dio concesse il permesso di combattere solo a scopo difensivo. In un altro versetto, si ammoniscono i musulmani contro l’uso innecessario della provocazione e della violenza:

“Combattete per la causa di Allah contro coloro che vi combattono, ma senza eccessi, ché Allah non ama coloro che eccedono” (Corano, II, 190).

In seguito alla rivelazione di questi versetti, si combatterono molte guerre tra i musulmani e gli Arabi pagani. In nessuna di esse, tuttavia, furono i musulmani i primi a intraprendere le ostilità. Il Profeta Muhammad (che Dio lo benedica e gli conceda la pace) stabilì inoltre un ambiente sociale sicuro e pacifico tanto per i musulmani che per i pagani mediante la sanzione del trattato di pace di Hudaybiya, con il quale agli idolatri era concessa la maggior parte delle loro richieste. La parte che violò i termini dell’accordo e diede inizio alle ostilità fu ancora una volta quella pagana. Grazie alle rapide conversioni all’Islam, le armate musulmane assembrarono una forza considerevole contro gli Arabi pagani. Muhammad (che Dio lo benedica e gli conceda la pace), tuttavia, conquistò Mecca senza alcuno spargimento di sangue e in uno spirito di tolleranza. Se avesse voluto, Muhammad (che Dio lo benedica e gli conceda la pace) avrebbe potuto prendere la sua vendetta contro i capi tribù idolatri della città, ma non nuocque a nessuno di essi, li perdonò mostrando tolleranza nei loro confronti. Secondo le parole di John Esposito, un esperto occidentale di islamistica: "evitando la vendetta e il bottino di guerra, il Profeta accettò piuttosto un accordo e garantì l’amnistia in luogo di brandire la spada contro i suoi nemici." 1

Gli idolatri, i quali in seguito si convertirono volontariamente all’Islam, non poterono fare altro che ammirare la nobiltà di carattere del Profeta (che Dio lo benedica e gli conceda la pace).

Non solo durante la conquista di Mecca, ma anche nel corso di tutte le battaglie e le conquiste ottenute in nome del Profeta Muhammad (che Dio lo benedica e gli conceda la pace), i diritti degli innocenti e degli indifesi furono meticolosamente salvaguardati. Il Profeta Muhammad (che Dio lo benedica e gli conceda la pace) raccomandò in diverse occasioni ai credenti di attenersi al modello di comportamento fondato sul suo esempio. Si rivolse ai credenti in partenza per la guerra con le seguenti parole: "Andate in guerra in adesione alla religione di Dio. Non aggredite gli anziani, le donne e i bambini. Migliorate sempre la situazione e siate gentili nei loro confronti. Dio ama quanti sono sinceri.".2 Il Messaggero di Dio (che Dio lo benedica e gli conceda la pace) definì inoltre i parametri di condotta da adottarsi anche nel più furioso dei combattimenti:

Non uccidete i bambini. Evitate di molestare quei devoti che adorano nelle chiese! Non trucidate le donne e gli anziani. Non mettete a fuoco o tagliate gli alberi. Non distruggete le case!3

I principi islamici proclamati nel Corano confermano tale politica pacifica e temperata del Profeta Muhammad (che Dio lo benedica e gli conceda la pace). Nel Suo Libro, Dio ordina ai credenti di trattare i non musulmani con cortesia e giustizia:

“Allah non vi proibisce di essere buoni e giusti nei confronti di coloro che non vi hanno combattuto per la vostra religione e che non vi hanno scacciato dalle vostre case, poiché Allah ama coloro che si comportano con equità. Allah vi proibisce soltanto di essere alleati di coloro che vi hanno combattuto per la vostra religione, che vi hanno scacciato dalle vostre case, o che hanno contribuito alla vostra espulsione...” (Corano, LX, 8-9).

Questi versetti espongono il modo in cui i musulmani dovrebbero comportarsi nei confronti dei non musulmani: i credenti dovrebbero trattare tutti i non musulmani con gentilezza evitando solo di fare amicizia con quanti mostrino ostilità nei confronti dell’Islam. Nel caso in cui tale malevolenza sia causa di violenti attacchi contro i musulmani, vale a dire, qualora sia mossa guerra contro di loro, si dovrebbe rispondere in maniera equa considerando la dimensione umana della situazione. Ogni forma di barbarie, atti di violenza non necessari e aggressioni ingiuste sono proibiti nell’Islam. In un altro versetto, Dio ammonisce i musulmani contro tali azioni, affermando che l’ira provata nei confronti dei nemici non dovrebbe indurre a cadere nell’ingiustizia:

“O voi che credete, siate testimoni sinceri davanti ad Allah secondo giustizia. Non vi spinga all'iniquità l'odio per un certo popolo. Siate equi: l'equità è consona alla devozione. Temete Allah. Allah è ben informato su quello che fate” (Corano, V, 8).

Il significato del concetto di "Jihad"

Un altro concetto che merita un chiarimento nel contesto della presente discussione è quello di "jihad".

L’esatto significato di "Jihad" è "sforzo". Quindi, nell’Islam, "compiere il jihad" significa "sforzarsi". Il Profeta Muhammad (che Dio lo benedica e gli conceda la pace) spiegò che "il jihad maggiore è quello intrapreso contro la propria anima inferiore". Ciò che in questo caso si intende per "anima inferiore" sono i desideri egoistici e le ambizioni.

Considerato dal punto di vista del Corano, il termine "jihad" può anche significare uno sforzo condotto sul piano intellettuale contro quanti opprimono, trattano ingiustamente, assoggettano alla tortura e alla crudeltà e violano i legittimi diritti umani. Il fine di un tale sforzo è l’affermazione della giustizia, della pace e dell’uguaglianza.

Oltre a questi significati ideologici e spirituali, si considera come "jihad" anche lo sforzo in senso fisico, per quanto, come spiegato in precedenza, esso deve essere condotto unicamente a scopi difensivi. L’utilizzo del concetto di "jihad" per atti di aggressione contro persone innocenti, vale a dire per il terrore, è ingiusto e una grave distorsione del suo autentico significato.


Uno dei propositi principali delle bombe, degli attacchi incendiari e di simili attentati è di diffondere paura, ansietà, insicurezza e senso di panico nella gente.

Il suicidio è proibito nel Corano

Un’altra importante questione sollevata dai recenti attacchi terroristici contro gli Stati Uniti è quella degli attacchi suicidi. Alcune persone del tutto disinformate riguardo all’Islam hanno affermato che questa religione di pace permetterebbe gli attacchi suicidi, mentre in realtà essa stabilisce che tanto l’uccidere se stessi che altri è proibito: "…non uccidetevi da voi stessi..." (Corano, IV, 29) Dio ha dichiarato che il suicidio è un peccato. Nell’Islam è assolutamente proibito uccidere se stessi, per nessuna ragione.

Il Profeta (che Dio lo benedica e gli conceda la pace) afferma che quanti commettono suicidio saranno puniti :

“Senza dubbio, chiunque (intenzionalmente) uccida se stesso, sarà punito nel Fuoco dell’Inferno, dove dimorerà per sempre”.4

Ne risulta che il suicidio e quindi i cosiddetti attacchi suicidi, i quali causano la morte di migliaia di persone innocenti, sono in totale violazione della moralità islamica. Dio dice nel Corano che è un peccato porre fine alla propria vita. Per tale ragione, è del tutto impossibile per chi creda in Dio e affermi di attenersi al Corano compiere un tale atto. Le sole persone capaci di tanto sono coloro che hanno un’erronea percezione della religione, non hanno idea della vera moralità coranica, non si avvalgono delle loro facoltà razionali e della loro coscienza, sono sotto l’influsso di ideologie ateistiche e sono state manipolate da influenze ispirate all’odio e alla vendetta. Ognuno deve opporsi a queste azioni.

... e non uccidetevi da voi stessi. Allah è misericordioso verso di voi.
(Corano, IV, 29)



Notes
2. John L. Esposito, Islam: The Straight Path, Oxford University Press, 1998, p. 10
3. Ramuz El Hadis, Vol 1, 84/8
4. Ramuz El Hadis, Vol 1, 76/12
5. Bukhaaree (5778) and Muslim (109 and 110), Reported by Muslim - Eng. Trans, Vol. 1, p.62, No. 203


[Torna su]   [Home Page]

Questo sito è basato sulle opere di Harun Yahya, uno dei più importanti studiosi musulmani del nostro tempo.
Ý suoi libri e articoli sono disponibili online su
www.harunyahya.it